lunedì 7 luglio 2014

Comics People: E.A. Bethea




Ho scoperto E.A. Bethea nel primo numero di Tusen Hjärtan Stark, antologia formato tabloid curata da Austin English per la sua Domino Books con l'intento di pubblicare opere di artisti stranieri poco conosciuti negli Stati Uniti insieme a comics americani caratterizzati dall'innovazione formale. Più che l'opera di Warren Craghead e della svedese Joanna Hellgren, che già conoscevo, è stato appunto il lavoro della Bethea a sorprendermi. Cinque delle sette pagine da lei realizzate si basano su una suddivisione della tavola in quattro strisce orizzontali, per un totale tra le 11 e le 13 vignette. I contenuti, per lo più scritti, sono accompagnati da disegni essenziali e a volte le figure scompaiono del tutto, tanto che alcune vignette sono in realtà riempite soltanto dal testo, così intenso che la cornice sembra troppo stretta, come se le parole volessero uscire fuori dai bordi per diventare flusso di coscienza. E forse, se questi limiti non esistessero, il testo perderebbe ogni capacità di sintesi per trasformarsi in pagine e pagine di inchiostro. A questi fumetti dalla macrostruttura quantomeno tradizionale, si accompagnano due illustrazioni a pagina intera, con un testo esplicativo sotto. Capirete insomma come il vero segreto del lavoro della Bethea siano proprio i testi, strutturati più come digressioni su uno o più temi che come narrazione e dotati di un ritmo e di una metrica vicini al linguaggio della poesia. Questa vena poetica diventa appassionato lirismo in racconti come Poydras St. Coffeewharf, affresco notturno della vita portuale, e soprattutto in Blue for Night, Amber for Dawn, ricordo filosofico e affatto banale di un amore perduto. Nelle altre storie la Bethea predilige la biografia e la cronaca nera, raccontandoci con toni crudi e viscerali le vicissitudini di un detenuto, una prostituta, Blanche Barrow, Lee Harvey Oswald, Malcolm X. A volte sembra di leggere una poesia, altre una biografia, altre ancora un articolo di giornale o un diario personale. E il bello è che tutti questi registri, uniti a un humour sottile ma praticamente onnipresente e a una predilezione per gli elementi sessuali e morbosi, si trovano spesso nella stessa pagina, rendendo l'arte di E.A. Bethea un corpus ben definito.




Dopo aver letto queste storie ho cercato qualche informazione sull'autrice ma la biografia sul suo sito diceva semplicemente che "è un'artista, scrittrice, musicista e collezionista di dischi nata a New Orleans e che vive a Brooklyn". Di recente però E.A. ha aggiunto un link alla sua pagina Tumblr e una lista delle pubblicazioni a cui ha contribuito, tra cui il Suspect Device edito da Josh Bayer, la rivista Smoke Signal e soprattutto la sua personale antologia di 88 pagine, Bethea's Illustratedpubblicata dalla Sad Kimono Books nel 2009.
A questo punto non ho potuto fare a meno di leggere il volume, che ospita opere realizzate a partire dal 1999, per la gran parte pubblicate in fanzine fotocopiate, e conferma quanto visto nelle poche pagine dell'antologia targata Domino Books, tra storia, cronaca nera, ironici ritratti a tutta pagina, biografie, autobiografia vera o presunta, sogni, episodi a tema sessuale  e riferimenti al cinema della nouvelle vague francese. 




Ad aprire le danze è Speakeasy, che ci riporta ai tempi del proibizionismo confermando la predilezione dell'autrice per locali segreti, bettole e porti, visti come luoghi in cui si consuma sesso clandestino, a volte omosessuale e altre adultero. I suoi comics fanno respirare un'aria anni '30 e con quel costante senso di decadenza richiamano il post-29 statunitense, inserendosi nel periodo che da Il Grande Gatsby porterà alla Beat Generation. Per la gran parte tuttavia non sono focalizzati su un singolo argomento, dato che la Bethea ha un'abilità unica nel dar vita a opere free-form, che iniziano in un modo e vanno a parare in tutt'altra direzione. E unica è anche la capacità di dare un'atmosfera malinconica, a volte romantica, a situazioni più che prosaiche, come accade in Shaky, Makeshift Bridges, storia d'amore tra un prostituto e il suo cliente che tra protettori, droghe e fughe in macchina si conclude così: "When you wanted to leave me, you riddled me with questions of which I could provide no answer: does water have taste? Green or blue? Knife or fork? I was at a loss. I wanted to say both, but knew I was wrong. Now my eyes are slits and I am riding down a long bridge over black water. You are my destination and you are either very far or very close. Tell me, which is it? Have I chosen the right bridge or will I wake up without you, thrashing through wild waters & wreckage?". Le immagini richiamate, il ritmo, le assonanze danno al testo potenza e capacità evocativa.




A volte il lirismo si trasforma in manifesto poetico, come accade in Art Brut, in cui la cartoonist si autodefinisce "non-professional", "psychotic", una "amateur graffiti-writer". Ma qui più che mancanza di tecnica c'è un'urgenza di esprimersi che regala vitalità ai disegni, tra l'altro sempre in evoluzione anno dopo anno. In Bethea's Illustrated troviamo così le linee appena abbozzate e naif di Bed & Board e My Days at Sea, entrambi datati 2000 e dominati dallo sfondo bianco, e pezzi più curati come la già citata Shaky, Makeshift BridgesParchman Farm e Uncorking. I risultati migliori dal punto di vista estetico sono però raggiunti in alcune illustrazioni a tutta pagina, come l'ottocentesca A Depraved Murderess Drowning Her Husband e la visionaria The Babushka Lady. E se date un'occhiata al suo sito, vedrete che l'uso dell'inchiostro di Smoking Between the Cars, storia come sempre di una pagina datata 2013, fa pensare anche a nuovi orizzonti.




Ho iniziato a scrivere questo profilo mesi fa, dopo aver letto Tusen Hjärtan StarkNel frattempo l'ho visto, rivisto, abbandonato, riletto e corretto e alla fine lo pubblico per non continuare a scriverlo e riscriverlo. Non so se sono riuscito a esprimere come sono i fumetti di E.A. Bethea e quanto li apprezzo. Sicuramente meglio di me ha fatto Scott Longo di Sonatina Books nella sua recensione di Tusen Hjärtan Stark. Il pezzo mi è stato suggerito dalla stessa autrice, con cui in questo periodo ho scambiato diverse mail. Elizabeth (questo il suo primo nome) mi ha citato tra le sue influenze David Collier e Aline Kominsky Crumb, mi ha detto che l'idea di pubblicare Bethea's Illustrated è stata di Gerard Smith dei TV on the Radio, scomparso prematuramente nel 2011, che il suo background è poetico e che non ha mai preso lezioni di disegno. Mentre queste righe prendevano forma, è uscita anche No Tokens, una rivista letteraria con collaboratori del calibro di Rick Moody e George Saunders e che ha ospitato anche la nostra E.A., autrice in questo caso di alcune illustrazioni, e Suspect Device #4, dove è al fianco del meglio dell'underground a fumetti statunitense. Il tutto in attesa di qualche novità più corposa, che speriamo possa arrivare quanto prima.

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