domenica 12 ottobre 2014

Avventure sull'isola deserta

di Maciej Sieńczyk, Canicola, Bologna (Italia), ottobre 2014, brossurato, 152 pagine a colori, 17x24, euro 17.




Ci sono autori che in ogni frase, ogni immagine, ogni storia mostrano il loro mondo. Maciej Sieńczyk è uno di questi. Di lui conoscevo finora soltanto i fumetti pubblicati su š!, antologia lettone di cui l'illustratore e artista polacco è un assiduo collaboratore. Il decimo numero di š!, dedicato alle "sea stories", si apriva proprio con una copertina di Sieńczyk, raffigurante un uomo distinto che si allontana dalla terraferma su una barca a remi, guidata da figure in nero. All'interno un breve racconto sviluppava il tema del naufragio in chiave paradossale. Nel tredicesimo numero dell'antologia il contributo di Sieńczyk esordiva così: "Che cosa rende certe storie così interessanti? Nessuno lo sa. Quando si fa tardi, il vecchio inizia a raccontare le sue storie, e immediatamente c'è silenzio e facce pensierose intorno a lui".
Il mare e le storie, dunque. E' questa la materia di cui è fatto Avventure sull'isola deserta, opera sulla lunga distanza che fa arrivare in Italia l'autore polacco grazie al collettivo bolognese Canicola. Un uomo si imbarca sull'Andrea Doria, naufraga, si mette in salvo su un'isola, viene ritrovato da altri marinai e torna a casa. Non tanto una trama semplice, piuttosto una semplice cornice per sogni, racconti letti sui libri e soprattutto per le storie che il protagonista, i suoi compagni di viaggio e gli altri comprimari condividono. La stessa vicenda del naufrago è una storia, dato che in apertura l'autore ci mostra un altro uomo che inizia a leggere un volume ritrovato sulla porta di casa, intitolato appunto Avventure sull'isola deserta
Il mondo di Sieńczyk è fatto di storie che rimandano ad altre storie, come un Decameron o Le mille e una notte a fumetti. Tra una pagina e l'altra troviamo uomini che si tagliano le dita per sentirsi vivi, attrezzi per l'ispezione dei campi di mais, "scimmie" nella vasca da bagno, giovani psicocinetiche, un essere fatto di pane. Ma più che le stesse vicende narrate ad emergere è proprio l'ansia di raccontare, preponderante rispetto all'indifferenza con cui viene vissuto ogni avvenimento reale, anche drammatico. La realtà è così soltanto un intermezzo, tanto che la costante ricerca di pretesti per innescare l'ennesima storia è una precisa scelta contenutistica volta a delineare personaggi che trascurano il quotidiano a favore dell'immaginazione. Si tratta di uomini senz'anima, privi di emozioni, incapaci di vivere il presente. Anche quando si incontrano sull'isola deserta, dunque in una situazione di apparente emergenza, non stabiliscono nessuna relazione solidale. L'unica cosa che interessa è esprimere se stessi, far prevalere la propria individualità su quella dell'altro. Inoltre non c'è nessuna attenzione per le storie altrui, anzi mentre uno parla l'altro imita "il rombo del tuono per farsi notare". 




La mancanza di pathos è confermata dal finale, che non vi anticipo ma che pure avrebbe una sua accezione drammatica. Le ultime due tavole ci danno probabilmente la giusta chiave di lettura del libro: mentre noi guardiamo, leggiamo, ascoltiamo e sogniamo storie la vita segue il suo corso, inesorabile e a volte spietata. Il che potrebbe essere letto come una metafora della futilità della vita, solo una storia tra le storie, o come una parabola sul consumo culturale. Ciò che è certo è che questo accavallarsi continuo di vicende assurde e paradossali ha un che di ossessivo e sicuramente fa rivalutare le gioie della quotidianità ("Ma sì, toglimi pure la gioia del bagno nella vasca, l'ultimo e modesto piacere che ancora mi resta!").
Opera spigolosa e complessa, Avventure sull'isola deserta conferma la sua compiutezza nelle scelte grafiche dell'autore, innanzitutto un illustratore più che un cartoonist. I disegni, spesso a pagina intera, sono accompagnati da lunghe didascalie dando forma a una sorta di romanzo illustrato che rinuncia a ogni dinamismo per una staticità evidente sia nella costruzione delle tavole che nella raffigurazione volutamente legnosa e "rugosa" dei corpi umani, caratterizzati da un dettagliato lavoro di tratteggio, in parte coperto da una colorazione tenue e retrò. I momenti visivamente più riusciti sono quelli ambientati sull'isola, in cui lo stile di Sieńczyk trova sfogo nella rappresentazione di panorami naturali talmente distorti da sembrare irreali, come se si trattasse della campagna sovietica di un altro pianeta.
Canicola continua a esplorare le connessioni tra fumetto e arte pubblicando opere che possono essere lette ma al tempo stesso anche semplicemente guardate: un'installazione dello stesso Sieńczyk è in mostra fino al prossimo 26 ottobre a Ferrara, dove il libro è stato presentato il 3 e il 4 ottobre in occasione del festival di Internazionale. 


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